Sono stato 5 volte ad #Auschwitz e tutte le volte il cielo era grigio e triste. Una volta, come dice la canzone, c’era anche la neve.
Il refrain di questo giorno è sempre lo stesso: ricordiamo perché ciò non accada mai più…
Eppure nonostante le giornate della memoria, nonostante ci ripetiamo sempre di non dimenticare, anche oggi, in questo esatto momento, la dignità della persona umana viene svilita, umiliata, ferita, violentata sotto i nostri occhi. A poche centinaia di chilometri dalle nostre case. Forse addirittura nel nostro palazzo.
È importante fare memoria, ricordare, portare gli studenti nei luoghi dove sono stati commessi crimini inenarrrabili, fargli conoscere gli ultimi sopravvissuti, ma nello stesso tempo è fondamentale far passare un concetto piccolo piccolo, ma rivoluzionario: non siamo ingranaggi di un sistema economico, non siamo una somma di individui autodeterminati, siamo persone.
E una persona ha una sua dignità intrinseca, a prescindere da quello che fa, da dove nasce, da quello che pensa, dai diritti che riesce ad esigere… una persona è un’impronta digitale. Irripetibile. Sacra.
Ad Auschwitz il mondo si è dimenticato questo.
Prima di essere ebrei, disabili, cattolici, rom, omosessuali, musulmani, immigrati… siamo persone.
Non siamo categorie, etichette, aggettivi… siamo persone.
Ricordiamocelo.