Ho compreso l’importanza dello studio una mattina di cui non ricordo nemmeno la data.
Era l’estate del 2001, mi trovato ad Ilula, in un villaggio sperduto in Tanzania.
Ricordo una bambina, avrà avuto 5 o 6 anni, che ogni mattina si faceva 10 km ad andare e 10 km a tornare per venire nella scuola della missione. Tutte le mattine, cascasse il mondo.
Lì ho capito che ero un coglione.
Lo studio non è un obbligo. È un debito. È l’occasione per ridare al mondo i doni che abbiamo ricevuto. Tutte le infinite possibilità di cui non ci rendiamo conto e che diamo per scontate.
E questa consapevolezza va educata. Va ricordata. Va motivata ogni giorno anche nei nostri figli. Questo debito non deve mai essere dato per scontato.
Si può fare un capolavoro anche con la Dad se lo vogliamo. È chiaro che la presenza è un’altra cosa. È chiaro che le scuole devono riaprire in sicurezza il prima possibile. Ma viste le opportunità che abbiamo, non ci sono alibi.
Quella bambina, quel giorno, mi mostró la sete che non avevo.