La delibera sulla vendita (o meglio, svendita) degli immobili del Comune di Roma è stata votata questa notte.
Con tristezza non posso non sottolineare il fatto che sia stata votata in seconda convocazione, quindi con un numero di consiglieri inferiore rispetto alla maggioranza reale…
Ho portato avanti le mie ragioni. Pura testimonianza notturna.
Non sono contrario alla vendita degli immobili tout court, sono contrario ad una vendita fatta in questo modo perché un padre di famiglia in difficoltà non vende gli oggetti di valore della sua famiglia, ma si fa in quattro per farli fruttare. Non svende il suo patrimonio immobiliare, prova ad affittarlo, a metterlo a rendita…
Con questa delibera il Comune di Roma si comporta come il giocatore di poker indebitato che per continuare a stare sul tavolo verde si vende anche l’orologio che porta al polso. Come il nobile decaduto che non ha voglia di lavorare e dilapida l’eredità in cambio di un vitalizio dal respiro corto.
Con l’aggravante di non calcolare che i beni in svendita sono quelli della collettività.
Amministrare è difficile. Lo so bene. Il Bene Comune è lento e faticoso. Ma amministrare la città più bella del mondo presuppone la voglia di lavorare, di faticare, di fare nottata per migliorare la vita dei cittadini.
In grande sincerità, voi, qualora aveste un immobile, in questo periodo di crisi del “mattone” lo vendereste o no?
Lo so che censire seriamente il patrimonio immobiliare di Roma è faticoso…
Lo so che verificare le morosità è faticoso…
Lo so che aggiornare i contratti di locazione a prezzi di mercato è faticoso…
Ma è necessario. Non possiamo andare avanti con questa logica del condono, della scorciatoia.
Se hai un problema difficile da risolvere, non lo risolvi vendendo il problema.
Se tua figlia ha un nodo tra i capelli non tagli tutti i capelli.
La maggioranza questa notte aveva un grande opportunità: governare in discontinuità con il passato ventennale di questa città facendo chiarezza una volta per tutte sulla situazione degli immobili di Roma.
Poteva diventare un’occasione stupenda di sussidiarietà per la città di Roma.
Ha vinto “l’aumma aumma”, la poca chiarezza.
Hanno vinto i partiti, i sindacati e le associazioni amiche dell’amico che rimangono in sedi prestigiose a poche centinaia di euro di affitto mensili (sempre che le abbiano mai pagate).
Ha vinto il consenso del politicante di turno che in cambio di un appartamento chiederà voti.
Ha vinto la politica dal respiro corto: svendo tutto e mi tolgo il problema.
Poco importa se quegli immobili sono anche un po’ nostri…