La faccia di mio figlio Giovanni che scopre improvvisamente che questa estate non potrà provare la gioia di un Mondiale.
E poi la tristezza di un Paese che non riesce proprio a rialzarsi. E lo vedi anche dal calcio. Perché, diciamocelo, il calcio in Italia è importante. E’ un pò un termometro della società.
Siamo stanchi. Siamo demotivati. Corriamo a vuoto, giriamo come viti spanate.
In campo e fuori.
Le tragedie sono altre, è vero, non c’è da esagerare.
Il problema non è la sconfitta di questa sera, ma la mentalità perdente degli ultimi anni.
La ricerca ossessionata di un capro espiatorio, di un colpevole che ci deresponsabilizza e non ci fa vedere la realtà.
Mentre altri investono nel futuro, noi – non solo nel calcio – gestiamo l’esistente, senza un’idea, una prospettiva, un sogno.
Questo è il momento.
Di ricominciare. Nel calcio come nella politica.
Non perdiamo questa occasione. La storia ci sta regalando una metafora.
Seminare, studiare, lavorare!