C’è da rimanere amareggiati. Guardo le prime pagine dei giornali e mi accorgo che, tranne Il Messaggero, fanno più rumore un manipolo di occupanti del Teatro Valle che un milioncino di famiglie romane che, ancora non se ne rendono conto, da settembre avranno seri problemi ad arrivare a fine mese.
Si, perché ancora non si ha la consapevolezza degli aumenti mensili che produrrà il “tariffone” approvato con il Bilancio di RomaCapitale per il 2014.
Ancora una volta si è deciso di fare cassa sugli ultimi, sulle famiglie, in particolare quelle con figli. Come fosse una colpa mettere al mondo un bimbo. Come se non sarà lui a pagare le pensioni di chi, oggi, decide di aumentare la sua tariffa al nido. Avevo presentato, in accordo con gran parte della maggioranza, alcuni emendamenti che prevedevano di mantenere l’esenzione dal pagamento della retta del nido per il terzo figlio, se non per tutti come era stato fino ad oggi, almeno per le famiglie con un ISEE, calcolato con il quoziente Roma, inferiore a 20mila euro. Tutto inutile: il buon senso ha lasciato il passo, ancora una volta, alla virtualità di una politica che non tiene conto della concretezza delle vite delle persone. Cosa saranno mai 83€ al mese in più in una famiglia che prima non pagava l’asilo? E cosa sarà mai in due anni, sempre per l’asilo, un aumento fino a 95€ al mese per una famiglia con due figli, un mutuo e un ISEE da 28.500€. Ve lo dico io: sono quasi 1000€ in più l’anno. E poco importa se, come afferma il Censis nel rapporto di quest’anno, “basta un secondo figlio perché il 20,6% delle famiglie italiane finiscano sotto la soglia di povertà e il terzo figlio porta addirittura il 32,3% su quella soglia”.
La cosa che più mi rattrista è che si è scelto di fare economia su quel Paese Reale fatto di brava gente che chiede solamente normalità. Si è scelto di vessare, perchè di vessazione si tratta, quelle persone che non avranno mai il tempo di scioperare (contro chi? Contro tuo figlio che va a scuola ogni mattina? Contro tua madre con l’Alzehimer che ha bisogno di assistenza?) o di occupare l’Aula Giulio Cesare.
Si è scelto di far pagare i costi della crisi ancora una volta alle famiglie. Il tutto aggravato dai tagli al sociale e dalle aliquote di IRPEF, TASI e TARI, le più alte d’Italia, che mediamente costano ad una famiglia romana 918€ l’anno, più di ogni altra città italiana.
Le tanto decantate politiche familiari, totalmente assenti in questo Paese, hanno solamente bisogno di amministratori coraggiosi che scelgano di trovare le risorse altrove senza aumentare le tasse. Dove? Lo dico io facendomi qualche nemico: meglio aumentare ulteriormente la tassa di soggiorno per i turisti che affamare i romani. Meglio ridurre i costi delle numerose municipalizzate che rivedere verso l’alto tutte le tariffe. Meglio aumentare maggiormente le tariffe per i camion bar che deturpano i monumenti che quelle degli asili nido.
Roma prima di essere fatta di lobby è fatta di famiglie.