Perché è necessario capire che la vita è cadere sette volte e rialzarsi otto. Un leader che non nasconde le sue fragilità è disarmante. Chi mostra anche le proprie ferite ti sta dicendo: non devi avere paura di me. Ti tranquillizza, ti dà fiducia, ti mette a tuo agio. Questo non vuol dire che non sa infondere sicurezza, semplicemente che questa sicurezza gli nasce dall’aver superato le burrasche. E quanto avremmo bisogno in questo tempo leader fragili, che sappiano mettere al primo posto non solamente il profitto o il proprio successo, ma l’accoglienza e il bene comune. Che sappiano costruire aziende che non lascino indietro nessuno, che valorizzino gli ultimi. La tua capacità di accogliere è direttamente proporzionale da quanto sei stato accolto. La tua forza è correlata ai tuoi fallimenti.
LEADERSHIP E FRAGILITÀ
Un leader che non è mai caduto è un leader astratto, perchè ti dice quello che devi fare senza averlo mai fatto. Ed è pieno di formatori di questo tipo. Basta cercare sulla rete. Professionisti dell’ovvio, consiglieri dell’uomo che non deve chiedere mai. Eppure c’è un tema importante legato alla leadership che è quello della fragilità. Siamo tutti fragili. Abbiamo tutti le nostre debolezze. E se ripenso alle esperienze, anche quelle di “comando” che ho fatto nella mia vita, mi rendo conto di aver imparato più da i miei fallimenti che dalle mie vittorie. Più dalle mie cadute che dalle mie conquiste.
La nostra fragilità è alla base di una leadership in grado di durare nel tempo. Non c’è da vantarsi delle proprie cadute, ci mancherebbe, quelle fanno male. Ma ho una consapevolezza chiara: senza quelle sconfitte non sarei quello che sono. Senza i miei fallimenti non avrei saputo ascoltare, guardare negli occhi e aiutare a rialzarsi molte delle persone con cui ho lavorato e che mi hanno seguito in questi anni. C’è una leadership della fragilità che andrebbe insegnata nelle università. Anzi, ancora prima: nelle scuole.
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