ABBASSARE IL LIVELLO DEI SOGNI

Un giovane italiano su due tra 18 e 20 anni non si vede genitore. I recenti dati dello studio della Fondazione Donat-Cattin sembrano eloquenti. Ma occhio a buttarla in caciara: i nostri ragazzi i figli li vogliono fare. E’ solo impossibile concretizzare questo desiderio nel nostro Paese. Lo diceva, cinque anni fa, uno studio dell’Istituto Toniolo, coordinato dal professor Rosina: oltre l’80% dei giovani avrebbe voluto almeno 2 figli. Questo, prima che abbassassero ancor più il livello dei loro sogni. Non è un caso, infatti, che i ragazzi stessi oggi indichino la carenza di politiche per la famiglia (69%) tra le principali cause della loro opzione estrema. Non mancano soluzioni manichee: da una parte, quelli che trovano il colpevole nelle motivazioni economiche; dall’altra i fanatici del fattore culturale. Alle analisi di parte, non segue mai una sintesi realistica condivisa. Intanto, gli anni passano.

Qual è la realtà? Un circuito perverso in cui le condizioni economiche stanno portando i giovani verso una scelta lontana dai loro desideri. E, allo stesso tempo, una costruzione culturale lontana dai loro sogni di maternità e paternità incide sulle scelte economiche del Paese. D’altronde, sono 30 anni che ci dimentichiamo di seminare e coltivare il nostro futuro. Lo ha detto anche il Presidente Draghi nel suo primo discorso alla Camera. Ma un Paese che non sogna, non progetta, è un Paese morto. Adesso è tempo di scelte. E di politica. Mai quanto ora è decisivo cambiare rotta perchè il problema non è la fertilità o il desiderio, ma il fatto che il terreno sia stato coltivato male.
Sempre se non vogliamo dare ragione a Donat-Cattin, che già 35 anni fa vedeva l’Italia “in scadenza”, con appena 30 milioni di abitanti entro il 2050. Cosa c’è di più triste di un Paese che non mette i suoi giovani nelle condizioni di realizzare i loro sogni?

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