Esattamente un anno fa cominciavamo il lockdown. E dopo un anno è bene fare un bilancio. Non so voi, ma io personalmente ero convinto che un anno dopo saremmo riusciti a risolvere. Mi immaginavo il marzo 2021 molto diverso. Credevo che la pandemia ce la saremmo lasciata alle spalle, che avremmo ricominciato a vivere come prima, che saremmo usciti dal tunnel…
E invece eccoci ancora qui, sicuramente più organizzati, ma molto più stanchi.
I contagi continuano ad aumentare e siamo arrivati alla terza ondata, pensavamo di cavarcela con una, invece per tre volte abbiamo ricominciato da capo. Ma il vero problema non è mettere la mascherina quando usciamo, né lavarsi le mani più e più volte al giorno, tantomeno lavorare in smart working. Ci siamo abituati persino alla dad…
No, il vero problema è la rassegnazione. È non vedere un orizzonte, una fine.
Perchè se uno vede un traguardo, continua a lottare. Ma senza uno scopo ti arrendi.
Navigare senza una meta, senza sapere se stai andando nella giusta direzione. È demotivante.
Qualcuno sa come funziona?
Qualcuno sa quando finisce la partita?
Se giochi a ping pong se arrivi a 21 hai vinto.
Come funziona con la pandemia? A quanto dobbiamo arrivare?
Tra qualche ora arriveremo a 100 mila morti.
C-e-n-t-o-m-i-l-a.
Fa male anche scriverlo.
Tutti gli obiettivi da un anno a questa parte vengono spostati in avanti. Il numero dei morti, quello dei contagiati, quello delle terapie intensive, quello dei vaccini. E noi dietro arranchiamo stanchi.
Quando credi di avercela fatta, quando ti sembra essere ad un passo dalla vittoria, il traguardo viene spostato più avanti.
Cercasi disperatamente un obiettivo per cui lottare. Alla politica chiedo questo: diamoci uno scopo e proviamo a raggiungerlo tutti insieme. Altrimenti giriamo a vuoto. Fateci capire che i nostri sacrifici e i sacrifici dei nostri figli non sono stati vani e che porteranno frutto. Mostrateci il target. E lo raggiungeremo.